
IL REDENTORE (foto pexels)

Ultimi giorni di vita del Redentore. Come andarono i fatti.
© Alfredo Gallerati
La Santa Pasqua è la festa più eccelsa per i Cristiani che iniziano a celebrarla sette giorni prima con la Santa Domenica delle Palme per commemorare l’entrata di Cristo in Gerusalemme.
Dal giovedì, della settimana successiva, si apre un grande scenario per ricordare passione, ultimi giorni prima della morte e della risurrezione del figlio di Dio!
Gesù veniva già dalla sua consueta abitudine di festeggiare la Pasqua che, per gli ebrei cadeva al tramonto del giorno 14 tra mese di marzo ed aprile. Un giorno che coincide con il plenilunio.
E quella che Gesù festeggiò con i suoi amici discepoli fu la sua ultima Pasqua. Il ricordo che trasale dalle preziose righe della Bibbia, riguarda il gesto che Gesù fece nella serata del giovedì, prima di iniziare questa celebrazione. Quando cioè, presa una bacinella di acqua, cominciò a lavare i piedi ai suoi discepoli. Fu un gesto per far capire ai discepoli, che il primo a servire loro era proprio Lui: il Re dell’Universo. Il gesto con cui esprimeva loro che regnare non significa comandare ma …. servire !
Ma andiamo piano… accendiamo riflettori sulle ultime ore di vita di Cristo, secondo la storia e scopriamo…
Come andarono i fatti!
–Giovedì santo – Nella mattinata di giovedì, Gesù che si trovava in casa di amici, in Betania (villaggio in Palestina) manda i suoi prediletti Pietro e Giovanni a preparare in Gerusalemme il pasto per la Pasqua ebraica. Gli ebrei mangiavano l’agnello in questo giorno. Probabilmente Lui voleva evitare pellegrini e “poliziotti” per cui evita il cenacolo ove si riunivano abitualmente a cena. Ma ai suoi discepoli Pietro e Giovanni che aveva chiamato, Gesù spiega: <…. Quando entrate in Gerusalemme, incontrerete un uomo che porta una brocca di acqua. Allora, seguitelo fino alla casa dove entrerà e dite al padre di quella famiglia: “Il Maestro ci ha detto – Qual è la sala dove potrà mangiare la cena di Pasqua con i suoi discepoli? – Vi mostrerà una grande stanza alta, arredata e lì voi preparerete” >.
Lo sconosciuto a cui Gesù si riferiva era un Suo discepolo.
Il pasto pasquale ed il banchetto che faranno, seguirà una serie di particolari: la purificazione del Cenacolo; la preparazione di pani senza lievito; preparazione di salsa con erbe amare (haroseth) marinate in aceto, vino e acqua; acquisto dell’agnello che alle tre (pomeridiane) doveva essere portato al Tempio per essere immolato e poi spezzato e cotto ma senza rompergli le ossa. Questi erano riti che ricordavano la fuga degli ebrei dall’Egitto e rispecchiavano il grande sacrificio che, tra poco, avverrà sul Calvario.
Oggi, sul luogo del Cenacolo, in cima al Monte Sìon, tra le stradine, sorge una chiesa ormai, dai mussulmani, trasformata in moschea.
Sulle rovine dello stesso Cenacolo, sorge una chiesa fondata dai Benedettini.
Gesù ed i suoi apostoli, arrivano al Cenacolo, poco prima delle sei di sera.
Chiusa la porta con il catenaccio, l’agnello viene messo allo spiedo con un ramo di melograno ed arrostito senz’acqua. Intanto la sala è stata pulita, guarnita di ornamenti e quindi apparecchiata la tavola. Le sedie sono state rimesse a ridosso del muro perché il cibo di Pasqua dev’essere tradizionalmente mangiato in piedi. I coinvitati, in quanto viaggiatori, tirano su le tuniche al di sopra della cintura ed hanno un bastone tra le mani.
Mentre inizia il tramonto del sole, alcune trombe annunciano l’apertura della Pasqua. In piedi, tutti intorno al tavolo, i tredici si trovano gli uni di fronte agli altri.
Arriva la notte, ma non si accende nessuna lampada perché la cena di Pasqua tradizionalmente si mangia in fretta.
Mentre mangiano il pane azzimo, accompagnati dalle erbe amare, comincia a girare la prima di quattro coppe, secondo tradizione. La prima coppa contiene vino ed acqua. Giovanni, il più giovane dei partecipanti, rivolge a Gesù la domanda:< Qual è il significato di questi riti? >. Gesù, ricorda la fuga dall’Egitto e ricorda il popolo d’Israele come popolo eletto da cui uscirà il Redentore!
La seconda coppa, segue queste parole e viene intonato il canto “Hallel”. Un famoso canto usato per lodare e ringraziare, cantato dagli ebrei durante le festività ebraiche.
Girano la terza, poi la quarta coppa; mentre bagnano nell’haroseth una fetta di pane azzimo. Gesù, preso l’agnello, lo divide in tredici parti. Ognuno comincia a mangiare la sua parte di agnello tenendola con la punta delle dita. Scambiano un tovagliolo che passa di mano in mano. Terminato il pasto pasquale, comincia il banchetto per rendimento di grazie. Gli apostoli sparecchiano la tavola, spazzano il Cenacolo, accendono le lampade, apparecchiano, avvicinano i lettucci, si pettinano i capelli ed indossano le tuniche per la festa.
Prima di lavare piedi e mani, sorge tra loro una discussione per capire chi dovrebbe occupare il primo posto, accanto a chi presiede cioè a Gesù! Quindi Lui, ricorda lo spirito che deve germogliare nell’anima dei suoi discepoli e lo ricorda così: < I re delle nazioni, comandano da padroni e quelli che invece hanno “autorità” sono chiamati “benefattori”. Non sia così tra di voi! Ma colui che, tra voi, è il più grande, divenga il più piccolo e colui che governa è come colui che serve. Infatti chi è il più grande? Colui che è a tavola o colui che serve? Non è colui che è a tavola… Eppure io sono in mezzo a voi, come colui che serve >.
Andando dalle parole all’esempio, Gesù ha compiuto un atto che i romani riservavano agli schiavi. Infatti… mentre i dodici discepoli si preparano a lavarsi i piedi, Gesù li precede tutti, si toglie il mantello, versa l’acqua nella bacinella e s’inchina a lavare i piedi degli apostoli ed asciugarli.
Osservando questa scena, Pietro contesta e domanda: < Signore, Voi lavate i piedi a me? >. Gesù lo osserva e risponde:< Quello che sto facendo ora, tu non lo comprendi, ma lo comprenderai più tardi!>. < Mai, mi laverete i piedi. Se non te li lavo io, non avrai parte con me >.
Pietro allora risponde :<Allora, Signore non solo i piedi ma anche le mani e la testa!>.
Gesù riprende: < No, colui che è stato al bagno non ha bisogno di lavarsi i piedi perché è puro. E voi siete puri, ma non tutti! > .
Gesù lava i piedi a Giuda che rimane in silenzio. Era forse commosso?
Il cuore dell’uomo è sempre avvolto nel mistero.
Ripreso il mantello e seduto a tavola, Gesù spiega la lezione che in quel momento ha dato. <…Allora, capite? Mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché tale sono io. Dunque, se io vi ho lavato i piedi, io Maestro e Signore, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Per questo vi ho dato l’esempio, affinchè quanto ho fatto a voi anche voi lo facciate ad altri. In verità, vi dico, il servo non è mai più grande del padrone >.
Verso la fine della cena, l’incubo del tradimento, lo porta in ansia e dice: < In verità, in verità vi dico, uno di voi mi tradirà! >. Sorpresi e costernati, gli apostoli chiedono: <…Forse, sarò io Signore? >.
Gesù risponde:< Colui che adesso mette la mano nel piatto con me, mi tradirà>. Indicazione alquanto vaga, perché tutti mettono la mano nel piatto comune.
Ma lo sguardo dei suo occhi punta su Giuda e soggiunge: < Il Figlio dell’Uomo se ne va, come è stato scritto di lui, ma per quest’uomo meglio sarebbe non essere mai nato >. A tal punto, Giuda, rompe il silenzio che lo tradisce: < Sono io, Maestro?>.
Arriva una risposta di Gesù, a bassa voce: < Tu l’hai detto! >.
La risposta è stata ascoltata da Giovanni, il più vicino a Gesù, con Pietro.
Giovanni, si piega verso il petto di Gesù e chiede: < Signore, chi è costui?>.
Gesù gli risponde :< Quello a cui darò del pane bagnato >.
Prende quindi un boccone di pane, lo bagna e lo offre a Giuda.
Giuda, prese il boccone di pane bagnato e, come spiega il Vangelo, < Satana, entrò nella sua anima>. Il traditore si alzò, si allacciò il mantello e serenamente uscì dal Cenacolo. Fuori, era ormai notte! Ma, nella coscienza di Giuda la notte era più buia perché naufragarono: fede, carità e onore.
È per questo che, a mio giudizio, Giuda rimane intrappolato nella incomprensione secondo cui la notte è stata creata per nascondere un delitto.
Invece la notte è per rivelare Dio.
Questo concetto emerge anche dal libro “Viaggio del Centurione” di Ernest Psichari.
All’uscita di Giuda, dal Cenacolo, gli apostoli, pur conoscendo i suoi difetti non avevano sospettato nulla di più. Pensavano fosse andato in giro per elargire elemosina ai poveri. Circondato dai suoi fedelissimi amici, Gesù parla dal fondo del Suo cuore: <Oggi, ho ardentemente voluto mangiare questa Pasqua con voi, prima di soffrire. Non berrò più con voi del frutto della vite, fin quando non tornerò a bere con voi nel regno del Padre mio>.
Gesù va poi avanti con la sua metafora ed annuncia loro che in questo regno mangeranno alla Sua tavola ed avranno dodici troni d’oro dai quali giudicheranno le dodici tribù d’Israele.
Gli apostoli credevano ormai che la Pasqua avrebbe visto l’avvento al trono di Gesù! Le Sue parole, confermano loro di essere giunti al giorno atteso. Ma gli stessi apostoli intravedono l’avvicinarsi di una misteriosa catastrofe. La bacinella in cui ci si lavavano le mani, alla fine della cena, aveva già fatto il giro della tavola. Gesù tace ma gli apostoli lo guardano ansiosi. Proprio davanti a Lui c’era un cestino di pane azzimo. Egli, levando gli occhi al cielo, prende uno di quei pani e lo benedice. Poi, con un tono solenne, Gesù dice: < Questo è il mio corpo che sarà dato alla morte per voi! >. Distribuisce così i pezzi di pane azzimo e dice :< Prendete e mangiate >. Così versa il vino nella coppa dove mescola un po’ di acqua; benedice quella coppa e sollevandola con le mani la passa a loro dicendo: < Bevetene tutti perché questo è il mio sangue. Il sangue della nuova alleanza che sarà sparso per voi e per tanti, per la remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me>. La Sua voce, intanto si è fatta pesante e più triste.
In questi momenti e in pochi minuti, Gesù aveva posto le basi del suo regno: l’Eucarestia ed il Sacerdozio.

Erano queste le parole del “Discorso dopo la Cena”. Un po’ adagiati sui sofà posti intorno alla tavola che fu il primo altare; gli undici lo ascoltarono. Intanto dalle finestre socchiuse di quel Cenacolo, entravano i primi profumi della primavera. Con il cielo azzurro e carico di stelle, Gesù parlava a bassa voce.
Varcata poi la valle di Giosafat, Gesù attraversa la strada di Betania; strada familiare e sale sul pendio di Monte Oliveto. Si ferma a pregare nell’orto di Gethsemani che, secondo la tradizione, apparteneva alla famiglia di sua madre. Proprio in quell’orto, secondo la tradizione, dovrebbe trovarsi la tomba di Maria e dei suoi genitori, Gioacchino e Anna.
Da Gethsemani, Pietro e Giovanni sono fuggiti come gli altri apostoli ma senza perdere le tracce di Gesù. Dopo essersi ripresi… raggiungono Gerusalemme, bussano a casa di Caifa e cercano di entrare. Ricordiamo che Caifa era il Sommo Sacerdote che, secondo la tradizione, fece arrestare Gesù. L’Apostolo Giovanni che aveva una casa in Gerusalemme era conosciuto da Caifa, perciò la portinaia del palazzo fece entrare Giovanni e Pietro che, una volta entrati nel cortile, si separarono. Mentre Pietro era da solo, la portiera gli ha chiesto: < Sei anche tu uno dei discepoli di quell’uomo? >. Pietro risponde: < No, non lo sono!>.
Questo atteggiamento di Pietro è stato da sempre oggetto di analisi da parte di tanti studiosi. Per esempio Jean Carrère, giornalista francese ed altri storici; hanno sostenuto la tesi per cui Pietro, pur avendo disobbedito a Gesù, è stato tenace e coraggioso perché ha voluto rimanere a fianco per soccorrerlo.
Su quell’ultima risposta di Pietro alla domanda della serva: < Sei anche tu uno dei discepoli di quell’uomo? >, Malco, amico e segretario di San Pietro, aveva narrato che a questa domanda, Pietro aveva in realtà risposto: < Io, no; non so cosa dici.> E il gallo cantò….Era l’alba, alle quattro circa quando Pietro, con singolare audacia, va a mescolarsi tra i servi e i soldati che si stanno scaldando al fuoco delle braci. Uno di questi, ripete la stessa domanda che ha fatto la serva: < Sei anche tu uno dei discepoli di quell’uomo? >. Pietro gli nega ancora: < Io non sono uno di loro>. Poco dopo, alcuni servi fissano Pietro e dal suo accento, intuiscono che si trattava di un galileo. Un parente dello stesso Malco a cui Pietro, nel tentativo di impedire l’arresto di Gesù, aveva mozzato l’orecchio (rappresentato anche in un quadro di Van Gogh); disse: < …Non ti ho visto nel giardino con Gesù!>. Ormai combattuto tra coraggio e paura, Pietro rimane ma giura che non conosce Gesù. Il gallo allora cantò, per la seconda volta!
Al canto del gallo, Pietro ricordò le parole che gli erano state dette in Cenacolo. Proprio in quel momento, Gesù attraversa il cortile, mentre aveva il viso tumefatto e veniva spinto da altre guardie verso il carcere dove fu rinchiuso fino al giorno dopo.
Egli guardò Pietro che, così, sentì il cuore spezzato. Non era uscito davanti alle minacce ma sotto quello sguardo per piangere amaramente.
Il suo cuore è rimasto fedele!
Mentre Pietro lotta contro sé stesso in cortile, nella Sala del Sinedrio avvenne una scena vergognosa. Arrivarono alcuni uomini che coprirono la faccia di Pietro, di schiaffi! Lo portarono poi in una bassa buca dove lo coprirono con un velo e cominciarono a interrogarlo. Arrivarono quindi altri servi ubriachi che cominciarono a calpestarlo fino alle sei del mattino.
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