L'ultima Regina Firebrand al cinema

Siamo nel XVI Secolo, il re sta combattendo oltreoceano e Catherine Parr, sesta ed ultima moglie del re, una sovrana dal carattere forte, vuole introdurre idee protestanti radicali nel regno. Quando Enrico VIII torna, assalito dalle paranoie e debilitato dalle pessime condizioni di salute, prende di mira proprio i radicali, in particolare una cara amica della regina accusata di eretismo. La donna viene messa al rogo e Catherine deve dimostrare di essere capace di destreggiarsi tra complotti, intrighi di corte e la caccia agli eretici condotta dal consigliere del re, Stephen Gardiner, Vescovo di Winchester. La regina sa circondarsi di persone fidate che la aiutano a proteggersi da nemici potenti, ma deve lottare per la sopravvivenza.

L’ULTIMA REGINA – FIREBRAND, in sala dal 29 maggio, è un film di rara intensità emotiva e visiva, una rilettura radicale del genere storico firmata dal regista brasiliano-algerino Karim Aïnouz. Presentato in concorso al Festival di Cannes, la pellicola cinematografica è un ritratto potente e spiazzante di Catherine Parr, la sesta e ultima moglie di Enrico VIII, una figura storica spesso relegata a ruolo marginale nei racconti tradizionali, ma che qui conquista finalmente il centro della scena. Il film si concentra sugli ultimi mesi del regno di Enrico VIII, ormai decadente, e sulla lotta silenziosa di Catherine Parr, interpretata da Alicia Vikander, per restare viva, integra e fedele alle sue idee in un ambiente in cui ogni parola sbagliata può condurre al patibolo. Il re, interpretato da Jude Law, è ormai corrotto nel corpo e nell’anima: un sovrano delirante, marcescente, imprevedibile, al centro di una corte dominata dal sospetto, dall’intrigo e dalla paura.

«Ho preferito concentrarmi su questa donna che è riuscita non solo a sopravvivere, ma anche a trionfare di fronte a un potere letale – ha affermato il regista -. Il movie non è un biopic tradizionale, ma un thriller psicologico immerso nell’atmosfera cupa e sanguinaria dell’Inghilterra Tudor. Un’opera viscerale, quasi gotica, dove il castello diventa una prigione dorata, e l’inverno inglese soffia come il respiro stesso della morte».
