Ci sono persone che non ricordano i sogni, altre che vivono notti piene di visioni e poi ci sono coloro che sono intrappolati in un tormento chiamato parasonnia. Immaginiamo di chiudere gli occhi e, poco dopo, di vedere figure minacciose nella nostra stanza, di sentire voci che ci parlano, di assistere a scene di violenza così realistiche da farci svegliare urlando o alzarvi di scatto. Questo è il tormento quotidiano di Giovanni, un disegnatore di fumetti che si trova in uno dei momenti più bui della sua vita. Conosciuto come Joe Black, la sua vita è stata sconvolta da un evento che lo ha fatto precipitare in un abisso così profondo da spingerlo a ritirarsi dal mondo, cercando rifugio nella solitudine della sua casa-studio, lontano dalle persone e dagli impegni di lavoro. Questo e molto altro è “L’UOMO DEI SOGNI” di Giampiero Rappa in scena alla Sala Umberto a Roma dal 4 al 16 marzo e Padova al teatro Maddalene dal 20 al 23 marzo con ANDREA DI CASA, ELISA DI EUSANIO, NICOLA PANNELLI ed ELISABETTA MAZZULLO. E’ proprio con quest’ultima artista che abbiamo parlato di questo spettacolo teatrale, un’interprete vera capace di regalare a pubblico tantissime emozioni anche con una seconda pièce. Stiamo parlando di “Le Prénom. Cena tra amici” dal 6 aprile in tutt’Italia di Antonio Zavatteri con Lisa Galantini, Alberto Giusta, Davide Lorino e Aldo Ottobrino. In questo caso troviamo quarantenni a confronto tra colpi di scena, battute comiche, amicizia, rancori e legami profondi. E’ una serata conviviale a casa di due professori (liceo lei, università lui) dichiaratamente di sinistra. Tra parenti e amici inizia un gioco di provocazione e di verità che si allarga sino a diventare il ritratto di una generazione: tra piccole meschinità e grandi sentimenti. Una sera come tante altre tra cinque amici quarantenni. Tutti appartenenti alla media borghesia. Oltre ai padroni di casa, ci sono il fratello di lei che fa l’agente immobiliare e la sua compagna in ritardo a causa di un impegno di lavoro con dei giapponesi, mentre l’amico single (sospettato di essere omosessuale) è trombonista in un’orchestra sinfonica. Ne abbiamo parlato con l’attrice.
Elisabetta, partiamo da “L’uomo dei sogni”, perché hai detto sì?
E’ un ottimo testo di drammaturgia contemporanea. C’era il bisogno di portare fuori quanto le parole hanno detto: un mondo surreale, comico, grottesco e vero.
Tu sei Viola, la figlia montatrice emergente nel mondo del cinema internazionale che torna dalla Nuova Zelanda. Come la descriveresti?
E’ una donna che mette al primo posto il lavoro, seguendo l’esempio del padre, trascurando i suoi bisogni di donna. Emerge un incontro/scontro con il papà; sono molto simili e sono poco abituati a parlare, vivranno la loro relazione giorno per giorno. Grazie alla malattia di lui, forse cambierà qualcosa permettendo loro di vedersi e riconoscersi.
Il rapporto padre e figlia in relazione al sogno? Come viene visto?
Per il padre è un’occasione di terrore, sa di essere stato visitato da persone minacciose e la loro presenza gli farà comprendere diverse cose. Per Viola è invece è molto più importante la realtà, è concreta e vive il presente.
E per te, il sogno cosa rappresenta?
Come tutti, sogno, di notte soprattutto e faccio anche sogni che a volte mi lanciano flash di quello che potrebbe accadere. Vedo il sogno come la realizzazione di qualcosa e di un desiderio.
Emerge anche della depressione e del tentare di fare pace con i propri demoni interiori. Cosa scatta nella mente di Joe Black?
E’ un testo di natura poetica e magica, non di natura scientifica; è uno spaccato tra due esseri umani. Il padre pian piano riuscirà a provare emozioni grazie alla figlia, alla vicina di casa, e a un amico. Viene come riportato alla vita.
E’ possibile fare una distinzione tra sogno e realtà vivendo il nostro oggi?
Lottiamo sempre per raggiungere e realizzare i nostri sogni; non sempre ci riusciamo eppure, nel percorso per raggiungerlo ci trasformiamo e cerchiamo di essere felici.
Sarai anche in scena con “Le Prénom. Cena tra amici”, una cena che non sarà proprio così lineare e serena. Perché?
E’ una cena tra sconosciuti, o meglio tra persone che capiranno di non conoscersi affatto. Ogni personaggio entra in crisi. Si ride ma si riflette.
I quarantenni che portate in scena come sono?
Sono ricchi borghesi, un po’ snob, molto soli e hanno una gran voglia di dirsi la verità, non scappano.
Tu sei l’invitata a cena incinta. Che tipo di donna è?
Anna è la moglie dell’invitato; lavora nella moda e infatti è in ritardo per la cena. Tieni a bacchetta il marito e sarà colei che cercherà di mediare in quest’incontro.
Cosa possono avere in comune questi due spettacoli teatrali?
Sogno, realtà e apparenza sono molto legati tra loro. Possiamo scoprire chi siamo grazie al teatro.