
Niccolò Fabi il nuovo disco Libertà negli occhi
C’è un silenzio che parla, quando l’inverno abbraccia le montagne e l’uomo sceglie di ascoltare. È da quel silenzio che nasce Libertà negli occhi, il nuovo disco di Niccolò Fabi, concepito tra le nevi della Val di Sole, nello spazio rarefatto di uno chalet trasformato in laboratorio dell’anima. Lontano dal frastuono, dall’algoritmo e dal mercato, Fabi ha raccolto attorno a sé una piccola comunità di musicisti e amici —Emma Nolde, Roberto Angelini, Alberto Lombardi, Filippo Cornaglia, Pier Cortese — per vivere una residenza creativa che è diventata viaggio interiore, diario emotivo, respiro collettivo.
Ascoltare questo disco è come aprire una finestra su un paesaggio sospeso tra luce e malinconia. C’è una saudade elegante che permea ogni brano, una nostalgia che non è dolore ma coscienza acuta del presente che ci sfugge tra le dita. Perché sì, qui non si cerca la hit, l’effetto, la formula. Si cerca un senso. O almeno, si cerca di restare umani mentre il mondo brucia d’impazienza.
“Alba”, traccia d’apertura, è già un manifesto: archi che si dischiudono come nuvole all’orizzonte, parole misurate, suoni che avvolgono. Poi arriva “Acqua che scorre”, e il tempo si fa liquido, i pensieri scorrono, levigano, scavano. In “Casa di Gemma”, Fabi tocca vertici di tenerezza rarefatta, mentre “Al cuore gentile” è una preghiera laica, una carezza che parla di fiducia e di fragilità.
Musicalmente, l’album è un’opera corale: lo spirito di gruppo si sente, si respira. I richiami nordici, quasi islandesi, si fondono con l’intimità tutta italiana della grande canzone d’autore. Eppure non c’è manierismo, non c’è posa. Ogni suono ha il passo della verità, ogni parola ha il peso di ciò che è stato vissuto. Non a caso, tutto è stato registrato in presa diretta, senza sovraincisioni: come a voler lasciare intatta la vita che accade.
Libertà negli occhi è un titolo che sembra guardare in faccia chi lo ascolta. E la libertà qui non è slogan, è domanda, è possibilità. È quella di chi sceglie di rallentare, di sporcarsi le mani con la terra, di ascoltare i rumori del legno, del fiato, delle corde. In un tempo che grida, Fabi sussurra. E il suo sussurro arriva più lontano.
Il disco sarà disponibile dal 16 maggio in versione fisica, con un prezioso libretto di testi, fotografie, parole. Una pubblicazione che ha il sapore dei vecchi vinili da leggere come romanzi. La versione digitale arriverà più tardi, come a dire che certe cose non si possono avere subito: vanno attese, desiderate, meritate.
E poi ci sarà il tour, a partire da ottobre. Ma prima di vederlo sul palco, chiudete gli occhi e ascoltate queste nove tracce come si ascolta il rumore della neve che cade. Perché in quel silenzio c’è tutto ciò che ancora possiamo essere.
Un disco da vivere, più che da ascoltare. Un atto di resistenza poetica. Una carezza che dura.
Francesco Spadafora