
Verona il film indipendente veneto Brenta Connection del regista Cristian Tomassini

Arriva nelle sale di Verona il film indipendente veneto Brenta Connection del regista Cristian Tomassini con la sceneggiatura di Silvio Marotta. Il primo cinema ad accettare la scommessa il Fiume. La sala non è piena ma il regista e lo sceneggiatore sono presenti prima e dopo la proiezione e raccontano com’è nata l’idea. Seduti in un bar da un giornale vengono a conoscenza di una vicenda surreale accaduta a Chiampo, nel Vicentino: una fotocopiatrice con all’interno 1 milione di euro finì in discarica e il denaro al macero. Ispirato da quella strana storia il regista ha l’idea: portare sullo schermo luoghi e personaggi conosciuti, di paese e farne una commedia pulp. Brenta Connection è un mix di generi e di lingue: dal western al poliziesco in chiave italiana, per lo più raccontato in dialetto veneto con interferenze in italiano e inglese. I protagonisti sono a loro modo un insieme di antico e contemporaneo: ubriaconi, avventori di birra che fanno grandi piccole analisi sociopolitiche davanti ad un bicchiere di birra, due influencer frequentatrici di Only fun e l’imprenditore con figlio bamboccione, moglie e un paio di amanti. E a tirare i fili dell’intreccio anche un moderno sceriffo tuttofare al servizio dell’amministrazione per mantenere l’ordine. Girato interamente a Carmignano di Brenta, il film coinvolge gli spettatori che si lasciano coinvolgere anche nei momenti di tensione e aspettano il momento dove tutti i fili verranno al pettine e si creerà la connection del titolo.
Convincenti gli attori, tutti professionisti, impegnati sul set del piccolo paese allo scopo di portare un paesino veneto ma si potrebbe dire italiano in sala per consentire al pubblico di uscire dalla sala felice. Alcune scene risultano esilaranti nella genuinità del dialetto, ma come garantiscono regista e sceneggiatore, ci sono i sottotitoli, utilissimi per qualcuno non del tutto avvezzo a qualche colorito appellativo gergale. Ogni spettatore può trovare plausibile l’ambientazione riconoscendo un patrimonio culturale comune fatto di campanili, madonne, auto dalla Panda al furgone dei rifiuti all’auto di lusso del figlio dell’imprenditore. Si ride senza essere messi alla berlina come nella commedia italiana classica.
La storia si snoda in una sola notte dove per una serie di bizzarre coincidenze un tesoro trovato per caso in una fotocopiatrice intraprende un viaggio lungo il fiume Brenta, accompagnato, inseguito o sognato da 13 personaggi, veri e propri archetipi. Delle famose tre s ritenute indispensabili per il successo (sesso, sghei e sangue) vengono utilizzate le prime due, ma non siamo alle prese con lo splash di Tarantino. Per lo più quanto accade nelle solitarie strade del piccolo borgo potrebbe realmente accadere oggi in un qualsiasi luogo lontano dal caos e dall’anonimato della grande città. Qui il merito di Tomassini e Marotta: aver portato con entusiasmo soggetti autentici e credibili in una storia che sa di incredibile.