
Anna Ferruzzo attrice
Siamo nel 1979. Palermo è scossa da una lunga scia di attentati mafiosi. Francesca Morvillo, sostituto procuratore al tribunale dei minori, conduce una vita serena accanto al marito Giuseppe, mentre affronta ogni giorno la realtà difficile della sua città. Viene incaricata di seguire un caso di parricidio: Dino, quindicenne cresciuto in un contesto di criminalità, ha ucciso il padre davanti alla madre. Di fronte all’omertà della donna, disposta a proteggere l’onore familiare anche a costo di perdere il figlio, Francesca resta ferma nei suoi valori. Si oppone a un sistema giudiziario rigido e repressivo, che mira a punire i giovani piuttosto che offrirgli una possibilità di cambiamento. Quando la sua carriera sembra attraversare una fase difficile, l’incontro con Giovanni Falcone segna una svolta decisiva. Tra loro nasce un legame profondo, fondato su ideali comuni e una visione condivisa della giustizia. Il loro amore cresce insieme all’impegno professionale, ma le pressioni esterne e il peso della loro missione iniziano a incrinare la vita privata. Il trasferimento di Falcone a Roma, seguito dal rientro a Palermo per una vacanza che non arriverà mai. Il tragico giorno di maggio 1992 segna la fine della loro lotta, con l’esplosione a Capaci. Questo racconta FRANCESCA E GIOVANNI, il nuovo film di Simona Izzo e Ricky Tognazzi dal 15 maggio al cinema. Nel cast troviamo la sempre brava ANNA FERRUZZO, attrice ben nota per i suoi impeccabili ruoli.
Anna, cosa ti ha portato a dire sì a questo film? Avevo piacere di lavorare con la coppia Izzo – Tognazzi, c’eravamo sempre sfiorati ma non avevamo mai lavorato insieme. Inoltre la storia della Morvillo e di Falcone è una storia importante per la nostra Italia e non era mai stata raccontata dal punto di vista femminile.
Cosa rappresentano Giovanni Falcone e Francesca Morvillo? Per tutti coloro che sono della mia generazione ma non solo, sono il simbolo della lotta alla mafia. La morte di Falcone e Borsellino ha rappresentato un pezzetto di speranza volata via per sempre; loro erano sinonimo di giustizia, verità e riscatto di una terra difficile per certi versi, la speranza di un futuro migliore. Sono stati due uomini giganteschi e molto carismatici che hanno svolto il loro lavoro fino alla fine.
Di quel tragico 23 maggio 1992 cosa ricordi? Era pomeriggio ed ero in giro; in quegli anni non c’era l’immediatezza dell’informazione che invece arrivava solo con edizioni straordinarie del telegiornale. E’ stato scioccante, ricordo di essermi seduta per lo sgomento. Per noi, erano due eroi.
Nel film al cinema, tu sei Lina, madre della Morvillo. Come ha accolto l’unione della figlia con Falcone? Era molto preoccupata. Era una donna tradizionale e assistere al divorzio della figlia dal marito per Falcone non era semplice, anche perché Giovanni era già molto esposto con il suo lavoro. Vedeva la loro unione come un pericolo. Ha accettato per amore della figlia.
Come la descriveresti? Era una donna molto forte, amorevole, attenta e anche disponibile. E’ sempre stata piuttosto accogliente per amore e per le scelte fatte dalla figlia.
E’ stata sicuramente una donna molto tosta. In che modo si è fatta forza con la scomparsa della figlia? Credo che abbia sopportato questo dolore per amore. La loro era una famiglia di magistrati ma il ramo di Falcone era notevolmente più pericoloso; nonostante questo, Lina ha sempre avuto grande stima per Giovanni.
Cosa rimane della coppia Falcone – Morvillo? L’amore prima di tutto. I tristi presagi erano all’ordine del giorno, così come la paura, eppure tra i due c’era un forte patto d’amore e di condivisione che ha portato loro a sete di giustizia e verità. C’era tanto coraggio.
Il 23 maggio è piuttosto vicino, cosa dovremmo bene tenere a mente oggigiorno? Vite come le loro dovrebbero essere un monito per noi, per le nostre scelte e le nostre azioni, una guida di un principio etico fondamentale. Oggi siamo sempre più persi nella nostra quotidianità.
Nuovi progetti? Sono sul set del film Un futuro aprile di Graziano Diana.