GIORGIO TIRABASSI in Balene - Amiche per sempre
Un nome e una garanzia: Giorgio Tirabassi: Si tratta di un interprete come pochi, capace di emozionare in ogni ruolo, sia che si tratti di teatro, televisione o cinema, sia che si tratti di vestire panni drammatici di un personaggio o più comici. In queste settimane lo stiamo vedendo in “Balene – Amiche per sempre” di Alessandro Casale, la fiction di Rai1 in onda dal 21 settembre in prima serata con Carla Signoris e Veronica Pivetti protagoniste. Lui è Riccardo Villa, il nuovo presidente dell’Accademia, schietto, moderno e determinato. Tirabassi è da sempre diviso tra il piccolo e grande schermo, passando dal palcoscenico senza mai deludere il pubblico, senza mai cedere a facili scorciatoie, costruendo passo dopo passo una carriera artistica che l’ha portato ad essere un attore con la A maiuscola.
Giorgio, partiamo da “Balene – Amiche per sempre”. Cosa ti ha portato ad accettare?
Ha diverse linee narrative: dal tono di commedia al giallo fino a toccare il drammatico. Conoscevo il regista e tutto il cast. Mi piaceva il fatto che si parlasse di due donne sessantenni che si rimettono in gioco, unite da una forte amicizia.
Tu sei Riccardo Villa. Che uomo è?
E’ un uomo dei nostri tempi. Può sembrare un arrampicatore sociale ma poi non sarà così, anzi dimostrerà che è umano. Fa contrasto con Evelina che invece è rimasta alle vecchie abitudini. E’ un uomo tutto d’un pezzo ma con le sue morbidezze e i suoi punti deboli.

Evelina per lui cosa rappresenta?
E’ una donna sessantenne con le sue idee, difficile da smuovere. Dietro la corazza di diffidenza però ha un’anima bella. Vedremo che qualcosa cambierà.
E l’arte?
E’ qualcosa che va al passo con il periodo storico, va rimodernata e salvata. E’ un amante dell’arte, è stato un critico d’arte. E’ anche un uomo molto pratico perché cerca sempre di far quadrare i conti.
Per te cosa rappresenta?
E’ un termine piuttosto generico ma credo che racconti la nostra storia e ci parli costantemente. Può piacere o meno. Io non sono un intenditore, ma sono semplicemente una persona molto curiosa.
E’ una serie tv che piace molto al pubblico perché, secondo te?
E’ una fiction che parla al pubblico televisivo. Vede rappresentato se stesso. E’ perfetta per la domenica sera.
Sei un vero interprete ma per te la parola emozione quale significato ha?
E’ tutto. Aiuta a interpretare; senza non esisterebbero i sentimenti. Ognuno ha la sua sensibilità e dipende da noi stessi e dall’interagire con gli altri.

Tutto è iniziato con Gigi Proietti?
Possiamo dire di sì. E’ stato un maestro, un amico e un fratello. Abbiamo lavorato tantissime volte insieme e ne sono molto contento. E’ stato il teatro che mi ha fatto scattare qualcosa dentro.

Il palcoscenico cosa ti insegna?
E’ un ottimo esercizio a resistere e a credere in quello che si fa; mi ha sbloccato, mi ha formato e ne ne vado fiero. Il cinema è un occhio d’ingrandimento sull’anima, guarda subito dentro, mentre il teatro è coltivare sempre per arrivare al cuore.
Il pubblico ti ha conosciuto con “Distretto di Polizia” nelle vesti del commissario Ardenzi, cosa ti ha lasciato?
E’ stato importante e impegnativo: dieci ore al giorno per otto mesi, con tanta improvvisazione. E’ stata una formazione che mi ha completato, aiutato anche dalle tecniche teatrali. Mi ha fatto nascere il desiderio anche di stare dietro la macchina da presa.
Rigore e ironia sono alla base della palestra attoriale?
L’ironia è alla base di tutto, il non prendersi troppo sul serio e dominare il proprio ego ci rende diversi da tutti gli altri esseri viventi.
Anche il rigore è importante per non uscire dai binari.
Cosa significa essere attore? Perché proprio questo come mestiere?
Sin da piccolo mi piaceva stare gli altri, fare scherzi e imitare. La vera passione è arrivata dopo aver visto uno spettacolo teatrale, per cui mi sono detto di provarci, senza limitarmi a vedere il tutto come un’ipotesi lontana. Dopo un po’, ho capito che c’era una possibilità.

Hai interpretato tantissimi ruoli, tra i tanti penso a uomini che hanno combattuto per dire No alla criminalità organizzata. E’ facile opporsi per un essere umano, secondo te?
Assolutamente no. L’importante è che la paura sia affiancata dal coraggio. Non tutti però ci riescono perché queste organizzazioni criminali fanno leva proprio sul timore dell’essere umano. Chi combatte le mafie non sono supereroi ma superuomini che combattono per un mondo migliore.
