
Di Mario Conforto
Dalla Campania all’intero Paese, parte un appello che vuole cambiare il volto delle piazze arcobaleno. A lanciarlo è i Ken APS ETS, storica associazione impegnata nella tutela dei diritti LGBTQIA+, che ha pubblicato su Change.org un’iniziativa destinata a lasciare il segno: si intitola «Cambiare si deve» ed è un invito diretto e radicale a trasformare i Pride in spazi autentici di pace, antifascismo e giustizia sociale. Non solo colori e musica, dunque, ma una precisa scelta di campo in un tempo segnato da guerre, derive autoritarie e crescenti disuguaglianze.
Il “dove” è ovunque si manifesti il bisogno di risposte, e il “quando” è adesso: nel cuore dell’Italia attraversata da tensioni sociali, crisi internazionali e nuove esclusioni. È un grido collettivo che parte dalla base e sale verso l’alto, chiedendo che il Pride torni ad essere spazio di conflitto democratico, di inclusione e resistenza.
Il testo non lascia spazio a interpretazioni ambigue: «I Pride non sono vetrine, non sono fiere del consenso. Sono spazi di lotta, di corpi che resistono e pretendono diritti, giustizia e libertà», si legge nel cuore dell’appello. Una dichiarazione forte, che riflette la volontà di contrapporsi tanto ai fascismi di ritorno quanto alle politiche neoliberali che producono marginalità e silenzi.
Non a caso, si rivendica una netta presa di posizione anche nei confronti delle guerre in corso. «Non possiamo tacere davanti al genocidio in Palestina, davanti alla militarizzazione dei territori, davanti alla complicità dei governi che alimentano i conflitti e reprimono le voci dissidenti», scrivono i promotori. La questione LGBTQIA+ viene così collocata nel più ampio quadro della giustizia globale, in una visione profondamente intersezionale che unisce lotte e non le compartimenta.
L’appello denuncia anche l’appropriazione istituzionale dei Pride da parte di soggetti che, nei fatti, non si schierano dalla parte delle comunità. «Rifiutiamo l’ingresso nei nostri cortei di chi, con le stesse mani, firma leggi che ci escludono e poi pretende di sfilare accanto a noi per farsi propaganda», si legge. È una critica esplicita ai tentativi di “pinkwashing” da parte della politica e di alcune multinazionali.
Il documento ha già raccolto numerose adesioni dal mondo associativo, politico e culturale, e invita a ricostruire un fronte comune che unisca chi lavora ogni giorno per un mondo più giusto. L’obiettivo, dichiarano, è che i Pride tornino ad essere atti politici prima che eventi folkloristici: «La nostra rabbia è giusta, la nostra gioia è rivoluzionaria».
In un’epoca in cui le libertà si riducono e i diritti si comprimono, «Cambiare si deve» è più di un appello: è un richiamo urgente alla coerenza, all’impegno e alla dignità collettiva. Un manifesto di speranza e disobbedienza, perché l’orgoglio non basta se non si accompagna al coraggio di cambiare davvero.
📣 Call to Action – Firma anche tu l’appello!
Il Pride deve tornare ad essere voce delle lotte vere, non vetrina del potere. Se credi nella pace, nella giustizia sociale, nell’antifascismo e in un futuro di libertà per tutte e tutti, firma e diffondi la petizione:
👉 https://www.change.org/p/cambiare-si-deve-appello-pubblico-per-un-pride-di-pace-antifascismo-e-giustizia
📨 Per adesioni e informazioni:
•PEC: iken@pec.it
•Email: prideforpace@gmail.com
📞 Contatti telefonici: 393 801 3868 – 081 780 2277