
Masaniello e Napoli, cuore dell’Europa: la rivoluzione del 1647 raccontata da Aurelio Musi
Di Mario Conforto
Sarà presentato mercoledì 18 giugno alle 18:00, nello storico scenario di Port’Alba a Napoli, il nuovo libro dello storico Aurelio Musi, Una rivoluzione europea. Napoli, Masaniello e la repubblica del 1647-48 (Colonnese Editore). Un’occasione per rileggere uno dei momenti più intensi e controversi della storia partenopea alla luce delle grandi trasformazioni politiche che attraversarono l’Europa del Seicento.
Insieme all’autore interverranno Michèle Benaiteau e Silvana D’Alessio, con il giornalista Giuseppe Pesce a moderare il dialogo. L’evento si propone come un viaggio nella Napoli rivoluzionaria di metà Seicento, tra moti antifiscali, fermenti popolari e richieste di rappresentanza che si intrecciavano con i grandi sconvolgimenti del tempo.
«La rivolta napoletana del 1647 – spiega Aurelio Musi – fu percepita dai contemporanei come una delle sei rivoluzioni che stavano scuotendo l’Europa: dalla Catalogna al Portogallo, dalla Sicilia all’Inghilterra, fino alla Fronda in Francia. Non fu una semplice esplosione di rabbia, ma un tentativo di cambiare gli equilibri di potere, all’interno di un mondo in crisi».
Masaniello, simbolo popolare della sommossa, non fu l’unico protagonista: nei primi dieci giorni del conflitto fu catalizzatore di un movimento più ampio, che coinvolse il popolo minuto ma anche ceti artigiani e mercantili, uniti dall’opposizione ai privilegi nobiliari e all’eccessiva pressione fiscale. La rivolta durò quasi un anno, estendendosi anche nelle province del Regno e attirando l’attenzione di tutta Europa.
«Dopo il 1647 – sottolinea Musi – la Spagna e Napoli non furono più le stesse. E se il sogno repubblicano fallì, non per questo cessò di produrre conseguenze politiche e culturali. Il mito di Masaniello, infatti, sopravvisse alla sua morte e continuò a ispirare l’immaginario collettivo per secoli».
L’incontro di Port’Alba si propone quindi come un momento di riflessione storica e civile, capace di restituire alla città la complessità di un passato troppo spesso banalizzato. Un passato che, come dimostra Musi, è tutt’altro che provinciale: è parte di una rivoluzione europea.