
Tante le celebrazioni di oggi nelle città italiane per il 27 gennaio, “Giorno della Memoria” stabilito dallo Stato Italiano (con la Legge 211/2000) “per ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte”. La data scelta per il Giorno della Memoria ricorda l’entrata dell’esercito sovietico nel campo di concentramento di Auschwitz.
C’ è un campo meno conosciuto in Italia. Si tratta di Sobibór in Polonia, al confine con la Bielorussia. Secondo alcune stime in questo campo di sterminio furono eliminate, tra maggio 1942 ed ottobre 1943, circa 200mila persone provenienti soprattutto da Olanda, Germania, Slovacchia. Il campo è situato in una foresta ed era composto dalle abitazioni delle autorità del regime nazista tedesco, dai capannoni dove venivano stipati gli ebrei da eliminare, dalla strada che conduceva alle camere a gas e che i condannati percorrevano senza sapere quale fosse il proprio destino. Venivano informati di una disinfezione alla quale sottoporsi per evitare malattie come la scabbia.
E’ possibile visitare tutto a partire da un museo dove sono raccolte fotografie in bianco e nero, suppellettili, cartine geografiche, audio testimonianze dei sopravvissuti. Un luogo dove passano anche tante scolaresche per incontrare uno degli orrori più indicibili della storia dell’umanità. All’esterno, poco distante, la stazione ferroviaria dove arrivavano ogni giorno i vagoni stipati di persone.
Tante le storie spezzate, le vite annullate. Un luogo che resta a memoria e ridona l’orrore della guerra, delle persecuzioni, dell’intolleranza. La sensazione è che non abbiamo imparato. Le vicende recenti di Russia e Ucraina, Palestina e Israele lo dimostrano.