Il mondo del radiantismo riunito a Ferrara
Sabato 27 settembre alle ore 15,00, nella Sala delle Mappe del Museo Archeologico Nazionale di Ferrara si è svolto l’evento dal titolo Radioamatori a Ferrara tra fascismo e Repubblica: tecnologie, personaggi ed eventi raccontati attraverso le carte della Questura, nell’ambito delle Giornate Europee del Patrimonio 2025.
L’incontro, a ingresso libero, è stato organizzato dall’Archivio di Stato di Ferrara e realizzato in collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale di Ferrara e con ARI (Associazione Radioamatori Italiani) sezione di Ferrara. Ha costituito una preziosa duplice occasione: da un lato, per i radioamatori, quella di riunirsi e ricordare le tappe fondamentali del radiantismo fin dalla sua nascita; dall’altro, per i non addetti ai lavori, un’opportunità per conoscere quello che può, a tutti gli effetti, essere considerato un “mondo parallelo”.
I documenti conservati nell’Archivio di Stato di Ferrara

Dopo i saluti di Alessio Zagni, Presidente della sezione radioamatori ARI di Ferrara, Nicola Pinnavaia dell’Archivio di Stato di Ferrara (ASFE) è intervenuto per fornire un’introduzione tecnico-scientifica relativa ai documenti conservati presso ASFE. Ha poi illustrato l’iter di funzionamento degli archivi pubblici, relativo al passaggio dei materiali di interesse dall’archivio “corrente” a quello “storico”, passando per quello “di deposito”.
La sua spiegazione, unitamente a quella dei concetti di “Titolario di classificazione”, di “Massimario di scarto” e delle nozioni relative alla suddivisione delle sezioni dell’Ufficio di Questura negli anni dal 1931 al 1971, ha permesso di meglio comprendere le tappe storiche più significative che hanno portato al ritrovamento di un fascicolo contenente svariati documenti della massima importanza per il mondo del radiantismo. Documenti sequestrati a soggetti che dal 1936 al 1945 si erano schierati contro il regime di Benito Mussolini.
Pinnavaia ha poi passato in rassegna alcuni momenti storici salienti quali l’emanazione del provvedimento sul monopolio fascista nel campo della comunicazione all’entrata in guerra dell’Italia, il 10 giugno 1940, momento in cui la radio divenne un vero e proprio medium privato dell’informazione; e l’approvazione, con il Regio Decreto n. 1399 del 19 ottobre 1930, dei codici penale e di procedura penale.

Partendo dal programma di contro-propaganda verso il regime fascista messo in atto dal colonnello Stevens, tramite Radio Londra, è stata citata la pubblicazione, sulla medesima Radio Londra, di Maura Piccialuti Caprioli e risalente al 1976, nonché sono stati illustrati gli articoli della stampa ritrovati nel fascicolo in esame, relativi alle stazioni radiotrasmittenti clandestine, tra cui Radio Ferrara.
Pinnavaia ha infine introdotto la figura di Franco Moretti – considerato a pieno titolo “il maestro” del radiantismo e uno dei fondatori della sezione ARI di Ferrara – all’epoca in cui ricevette l’autorizzazione per trasmettere per Radio Ferrara, a seguito della liberazione dell’Italia al termine della Seconda Guerra Mondiale, nel 1945, l’esito dei processi contro i fascisti Giuseppe Altini (prefetto), Enzo Visioli (questore) e Carlo De Sanctis (vicecommissario di Polizia).
Le onde elettromagnetiche da Guglielmo Marconi in poi

Il secondo intervento del pomeriggio è stato quello del Presidente Emerito della sezione ARI di Ferrara, nonché Sindaco nazionale della stessa associazione, Giangiacomo Fabbri, che ha fatto una carrellata, anche fotografica, delle varie fasi di crescita delle onde elettromagnetiche, con particolare attenzione al loro sviluppo tecnico e al loro risvolto applicativo.
Partendo da questi ultimi due aspetti, di cui si occupò in particolare l’inventore, il radioamatore italiano nonché il fondatore dell’Associazione Radiotecnica Italiana, Ernesto Montù, ha illustrato – con l’ausilio di immagini storiche – la figura di Guglielmo Marconi, considerato l’autore del “big bang delle comunicazioni”; nonché quella di Augusto Righi, docente di Fisica all’Università di Bologna, che strinse con Marconi un proficuo rapporto di collaborazione professionale su argomenti tecnici. In particolare, nel 1894 Righi mise a disposizione di Marconi l’intera sua bibliografia sulle Teorie di Maxwell relative alla propagazione delle onde elettromagnetiche.
Fabbri ha poi illustrato i primordiali strumenti al riguardo, fra cui il primo detector (ribattezzato da Marconi “rilevatore di temporali” dopo una casuale sperimentazione del suo duplice scopo) e il primo ricevitore di onde elettromagnetiche.

Sono state quindi descritte con efficaci aneddoti le tappe che, nel 1895, portarono Marconi all’invenzione e al brevetto dell’antenna; alla repentina diffusione dell’elettrotecnica applicata a queste scoperte, a partire dal 1897; alla relazione che il sismologo e professore di Fisica Padre Guido Alfani tenne nel 1913 al Teatro Comunale di Ferrara sulle scoperte di Marconi, che fu di fortissimo impatto soprattutto sui giovani i quali, rientrati nei propri istituti scolastici, le applicarono concretamente. 
La lezione di Padre Alfani colpì molto anche Giuseppe Bongiovanni, fisico e meteorologo attivo a Ferrara nonché docente di Fisica al liceo classico e all’università. Sulla base delle teorie marconiane illustrate, infatti, negli anni 1913-1914 costruì il proprio osservatorio di meteorologia. Insieme ai suoi studenti, dopo lo scoppio della Prima Guerra Mondiale – nel 1914 – fu rinviato a giudizio, per essere successivamente assolto, a causa dell’impianto radiotrasmettitore da lui costruito.
Dopo aver conosciuto il pittore Giorgio De Chirico all’interno di una struttura che curava i disturbi mentali postbellici, Bongiovanni riprese le proprie sperimentazioni insieme agli studenti, a due anni dal termine del conflitto.
Il fascicolo intitolato Stazioni radio trasmittenti clandestine
Dopo Fabbri è intervenuto Dario Grossi di ARI, che ha omaggiato la figura di Franco Moretti, radioamatore ferrarese molto noto nell’ambiente, anche nazionale, del radiantismo; tanto da essergli stata intitolata una strada nel quartiere cittadino Quacchio.
Nato nella città del Castello Estense nel 1920, ad appena 16 anni – nel 1936 – sviluppò concretamente la propria passione per la comunicazione, iniziando a lavorare su un apparecchio radiotrasmettitore.
E proprio nel 1936, in luglio, scoppiò la Guerra Civile Spagnola e il governo italiano guidato da Mussolini appoggiò il generale Francisco Franco, con la fornitura di aerei, armi e personale militare; dando così avvio a quella che diventerà la Missione Militare in Spagna e successivamente il Corpo Truppe Volontarie (CTV) costituito da “camicie nere”.
In Italia quindi non venne vietato ai radioamatori di far sentire il punto di vista dei franchisti; ma vi era anche chi trasmetteva il punto di vista delle vittime del franchismo.
Il dossier di documenti conservati in Questura, illustrato da Grossi, è datato proprio dal 1936 al 1940; con particolare riferimento al periodo dal 1936 al 1938, in cui si sono concentrate le ricerche.

Il fascicolo, intitolato Stazioni radio trasmittenti clandestine, fu creato nel 1936 e implementato fino al 1945. L’illustrazione, da parte del relatore, dei documenti storici in esso contenuti ha consentito di seguire, passo passo, l’iter delle indagini svolte dalla Questura al fine di individuare le stazioni radio clandestine utilizzate per l’attività di propaganda comunista. Molti erano i radioamatori tenuti sotto stretto controllo, la maggior parte dei quali giovanissimi: primo fra tutti, Franco Moretti.
La loro libertà di trasmettere era stata via via più limitata. Se fino al 1926 questa attività era ancora considerata sperimentale e non era organicamente regolamentata, la Legge 14 luglio 1924 n. 1095 introdusse il concetto di autorizzazioni e concessioni per l’uso delle apparecchiature radioelettriche, con la successiva applicazione di un costo annuale per l’utilizzo della licenza.
Qualche anno più tardi, la Legge 8 gennaio 1931 n. 234 vietò, di fatto, ai privati di avere un trasmettitore presso il loro domicilio, pur ammettendo che l’attività venisse svolta sotto forma di associazione. I radioamatori iniziano pertanto a unirsi fra di loro.
L’Associazione Radiotecnica Italiana risalente a qualche anno prima (1927) nacque, per volontà di Ernesto Montù, dalla fusione di varie associazioni contemporanee con la Società ferrarese Amici delle Radiocomunicazioni, fondata nel 1923 anche dall’Ingegner Pietro Lana, primo Presidente di ARI sezione Ferrara nel dopoguerra; costruttore e operatore della prima stazione radioamatoriale italiana con nominativo ufficialmente assegnato dal governo, che iniziò a trasmettere, nel dicembre 1924, dalla torre Nord-Ovest del Castello Estense.
Nel 1950 l’Associazione Radiotecnica Italiana venne riconosciuta Ente Morale, con Decreto dell’allora Presidente della Repubblica Luigi Einaudi. Il suo primo Presidente Onorario fu Guglielmo Marconi, che cessò dalla carica al suo decesso, il 20 luglio 1937.
Nel 1977 divenne l’attuale ARI, costituita da svariate sezioni territoriali. Quella di Ferrara è la più rilevante in Italia, avendone dato origine fin dalla Società Ferrarese Amici delle Radiocomunicazioni. Accanto al Presidente Lana, che cessò dalla carica al suo decesso, il 2 novembre 1983, la sezione ferrarese di ARI vantava quale Segretario Franco Moretti.
L’intervento di Grossi si è concluso con l’illustrazione dettagliata dei documenti storici a firma dei GUF (Gruppi Universitari Fascisti) e della Prefettura del governo dell’epoca, che portarono alla denuncia all’autorità giudiziaria di Franco Moretti e dei suoi compagni radioamatori per la trasmissione di stazioni considerate clandestine.
Una personale conoscenza con Franco Moretti
L’evento del 27 settembre si è concluso con l’intervento di Carlo Magri, docente presso l’Università degli Studi di Ferrara (UNIFE) e personale conoscente di Franco Moretti.
Magri ha infatti raccontato il suo incontro con il maestro dei radioamatori italiani, avvenuto alla fine degli anni ’70 del secolo scorso, proprio quando stavano nascendo le radio private. In quel periodo, Moretti aveva visitato l’azienda di un esperto nella decodificazione dei primi satelliti, allo scopo di decodificarne personalmente uno, italiano, che trasmetteva una partita sportiva di baseball.
Magri partecipò a questo esperimento e seguì Moretti mentre raccontava la propria storia di radioamatore in televisione.

In ultimo, sono stati proiettati in sala due video, in uno dei quali Moretti raccontò in un’intervista di come, nel 1945, riuscì a salvare la propria città da un bombardamento alleato.
Conobbe, in particolare, un radiotelegrafista che, insieme a un capitano dell’esercito italiano, era stato qualche tempo prima paracadutato dal governo militare alleato a Berra, nel Comune di Ferrara. A pochi giorni dalla liberazione dell’Italia dai nazifascisti, Moretti fu da lui contattato, in seguito a un guasto della loro apparecchiatura, che non permetteva di comunicare notizie importanti al comando militare alleato. Con i propri mezzi, Moretti riuscì a costruire un impianto che permise di ripristinare il collegamento, proprio mentre gli Inglesi si trovavano alle porte di Ferrara e i bombardieri erano già partiti per colpire la città, in conseguenza della forte resistenza locale alle truppe alleate. Grazie all’intervento tecnico di Moretti fu possibile dirottare gli aerei militari alleati, risparmiando così Ferrara dal bombardamento.

Nel nostro podcast vi proponiamo una breve intervista al Dott. Giangiacomo Fabbri sulla figura di Moretti e sul mondo del radiantismo.
Le immagini storiche proposte sono dell’Archivio di Stato di Ferrara
