
Cristo di Van Dick
La Galleria di Palazzo Cini a San Vio presenta una nuova edizione di Ospite a Palazzo, l’iniziativa che prevede l’esposizione di capolavori concessi in prestito da prestigiosi musei e collezioni italiani e internazionali. In mostra dal 14 maggio all’8 settembre 2025, il dipinto di Antoon van Dyck raffigurante Cristo crocifisso, datato 1627 e appartenente alle collezioni del Museo di Palazzo Reale di Genova.
In quest’opera di sublime grandezza, riconosciuta dalla critica come fra le più prestigiose testimonianze della produzione italiana del celebre maestro di Anversa, il vigoroso corpo di Cristo inchiodato sulla croce si staglia contro un cielo cupo addensato di nubi livide, appena frante da guizzi di luce abbacinante, addolcite da venature delicatamente rosate. L’iniziativa espositiva costituisce dunque un’occasione unica per ammirare questo capolavoro a Palazzo Cini.
L’autoritratto con girasole Di Antoon Van Dick (Aversa 22 marzo 1599- Londra 9 dicembre 1641) è molto noto l’Autoritratto con Girasole nel quale l’artista fiammingo si ritrae di profilo, come davanti ad un occhio immaginario (una ipotetica videocamera come potremmo noi dire oggi?) mentre in un sapiente gioco di luci e colore indica un girasole. La solarità dell’io, la vitalità, pare essere il tratto distintivo del pittore delle Fiandre che rimanda ad un altro celebre tanto quanto sventurato pittore olandese, il geniale e folle Vincent Van Gogh che quasi tre secoli più tardi immortalava i Girasoli nella tela che, probabilmente, è fra le più conosciute ed imitate mai esistite.
La solarità del Cristo Antoon Van Dick fu allievo ed amico di Peter Paul Rubens, compì un viaggio in Italia dove soggiornò a lungo in diverse città, Genova, Roma, Firenze, Milano, Torino, Venezia, Palermo, per studiare e conoscere da vicino il Rinascimento pittorico e, particolarmente, Tiziano. Nella sua opera “Cristo Crocifisso”, le tonalità oscure e livide del cielo sono il segno dell’immane tragedia che si è compiuta fra desolazione e invocazione, potenza spirituale e squarcio del principio divino incarnato nel mondo. La dimensione plumbea è, però, attraversata dal chiarore di una luce che, seppur sulla Croce, disvela già la vittoria sulla morte. Mentre sanguinano il capo, le mani e i piedi, il Corpo del Cristo illuminato rivela l’integrità della sua armonia e magnificenza, è assente la traccia delle ferite sul costato. Van Dick, forse, voleva con questa scelta pittorica esaltare il contorno glorioso e intangibile del cuore del Figlio di Dio eternamente disteso nella perfezione della vita. Il volto di Gesù è ugualmente accarezzato dalla luce e dalla corona di spine si dipana un’irradiazione che trasforma l’impronta del dolore nei filamenti della Grazia. Lo sguardo contiene un appello al cielo, al Padre che sembra aver abbandonato il suo eletto, gli occhi esprimono il patimento, la resa, ma la morte è un episodio terreno e Gesù appartiene già alla Resurrezione. Una parte della critica è convinta che questo lavoro di Van Dick sia l’unico crocefisso autografo eseguito negli anni italiani (altri dipinti con lo stesso tema sono stati imitati o copiati). La Fondazione Cini ospita questo gioiello dell’arte fiamminga che rende omaggio al Rinascimento italiano e da cui si sprigionano forza e bellezza nel linguaggio universale della vera arte.