
Puccini e l’arte della pubblicità in mostra alla Collezione Salce di Treviso
Fino al 6 luglio, la Collezione Salce ospita “I colori della musica. Giacomo Puccini e l’arte della pubblicità”, una mostra che intreccia musica, arte e comunicazione visiva.
L’esposizione – realizzata a partire dalla precedente rassegna “Giacomo Puccini Manifesto” allestita a Lucca – segna il ritorno “a casa” di 100 manifesti della Collezione Salce e offre uno sguardo innovativo sulla figura del compositore lucchese e sul ruolo del manifesto illustrato nella cultura visiva italiana tra Ottocento e Novecento.
Il cuore della mostra risiede nel legame tra le opere pucciniane e la cartellonistica pubblicitaria, un rapporto che si sviluppa in parallelo con l’evoluzione del teatro lirico, l’espansione del commercio e la trasformazione industriale del Paese. Giacomo Puccini, infatti, non fu solo un gigante della musica, ma anche protagonista inconsapevole della nascita della grafica pubblicitaria moderna in Italia. I manifesti delle sue opere – da Manon Lescaut a Tosca, da Madama Butterfly a Turandot – diventano vere e proprie icone della comunicazione visiva e riflettono la complessità estetica, narrativa e musicale del melodramma pucciniano.
La mostra si articola in quattro sezioni tematiche, chiamate significativamente “Atti”. Il primo atto è dedicato ai manifesti delle opere pucciniane, veri protagonisti dell’epoca d’oro del manifesto lirico italiano. La seconda sezione amplia lo sguardo agli autori di questi manifesti – come Adolf Hohenstein, Leopoldo Metlicovitz, Aleardo Villa – mostrando come la grafica pubblicitaria abbia saputo cogliere e reinterpretare le suggestioni del teatro. Nel terzo atto si approfondiscono i rapporti di Puccini con alcuni importanti illustratori e artisti del suo tempo, mentre il quarto atto, al piano terra, è dedicato alla figura del compositore come “testimonial ante litteram” di prodotti commerciali, un ruolo inedito e affascinante.
Il percorso espositivo consente così di leggere la vita e l’opera di Puccini anche attraverso la lente della cartellonistica, mettendo in luce quanto il compositore abbia influenzato e ispirato non solo il mondo musicale, ma anche quello dell’arte grafica e pubblicitaria. La sua immagine e la sua musica diventano veicoli di comunicazione e strumenti di identità culturale in un’Italia che si sta affacciando alla modernità.
Emblematica, in questo senso, è l’attività della casa editrice Ricordi, con cui Puccini collaborò per tutta la vita. A partire dal 1889, Ricordi diede vita a una vera e propria “officina” di illustratori al servizio del melodramma, promuovendo una rivoluzione visiva che segnò la storia del manifesto in Italia. I due estremi cronologici della vicenda sono segnati dai manifesti di Edgar (1889) e Turandot (1926), due opere che incorniciano l’intera parabola del manifesto lirico italiano.
Non mancano infine i riferimenti agli amici e collaboratori artistici di Puccini: Plinio Nomellini, Leonetto Cappiello, Galileo Chini e Duilio Cambellotti, tutti protagonisti della scena figurativa dell’epoca, spesso legati al Maestro da vincoli di stima e amicizia. La mostra racconta anche questi intrecci biografici e creativi, che contribuiscono a delineare una figura complessa, inserita pienamente nel tessuto culturale e artistico del suo tempo.
“I colori della musica” non è dunque solo una celebrazione di Puccini, ma anche un affresco storico sull’Italia che cambia. Una mostra da non perdere per comprendere come arte, musica e pubblicità abbiano costruito insieme l’immaginario visivo del Novecento.