
FRANZT FANON
Di Mario Conforto
Per celebrare il centenario della nascita del grande intellettuale anticoloniale Frantz Fanon, Napoli ospita la figlia Mireille Fanon Mendès‑France, presidente della Fondation Frantz Fanon e giurista e attivista di rilevo internazionale per i diritti umani, per due incontri pubblici all’Università L’Orientale (Palazzo Giusso).
Giovedì 26 giugno, ore 16:30 – Aula Matteo Ripa, Palazzo Giusso
L’iniziativa d’apertura, intitolata “L’opera di Frantz Fanon come genealogia del presente”, vede Mireille dialogare con il docente Miguel Mellino, accompagnata dalle riflessioni di Alessia J. Magliacane e Gina Annunziata, con l’organizzazione di JuJu Entertainment. Sarà un momento di approfondimento sul pensiero di Fanon, con uno sguardo puntuale sull’attualità delle sue teorie decoloniali.
Venerdì 27 giugno, ore 10:30 – Sala Mura Greche, Piazza San Domenico Maggiore
Una tavola rotonda aperta affronterà il tema delle catastrofi – umanitarie, ecologiche ed economiche – proponendo un dialogo tra cittadini, attivisti e movimenti, con Mireille Fanon Mendès‑France. L’appuntamento rappresenta un confronto collettivo su pratiche e progetti, con particolare attenzione ai Sud globali e alle realtà penalizzate.
Un’intellettuale al servizio della giustizia globale. Mireille Fanon Mendès‑France, nata nel 1953, insegna diritto internazionale (tra cui all’Università di Parigi Descartes e alla UC Berkeley), ha lavorato per UNESCO e l’Assemblea nazionale francese, ed è stata esperta dell’ONU per le persone di ascendenza africana. Con il padre, condivide una visione politica radicalmente decostruttiva: come ha affermato, «se vogliamo cambiare il mondo, deve essere attraverso l’antirazzismo».
Fanon oggi: violenza, identità, liberazione. Il pensiero di Frantz Fanon, psichiatra martinicese e teorico decoloniale, offre molteplici spunti di riflessione per oggi:
«Per un popolo colonizzato il valore più essenziale… è… la terra… che porterà loro pane e, soprattutto, dignità».
«L’imperialismo lascia dietro di sé germi di marciume che dobbiamo rilevare e rimuovere clinicamente… non solo dalla nostra terra, ma anche dalle nostre menti».
«Quando ci ribelliamo, non è per una particolare cultura… è perché non riusciamo più a respirare».
Nel suo capolavoro “I dannati della terra”, Fanon sostiene che la decolonizzazione comporta una rottura violenta dell’ordine coloniale. È un processo che non si esaurisce nella politica, ma investe la psiche, la cultura e l’identità dei popoli nei Sud globali.
In un’intervista rilasciata al Consiglio d’Europa nel 2020, Mireille ha esortato a riscrivere una nuova Dichiarazione universale dei diritti umani, non più centrata sull’Europa, ma capace di abbracciare le istanze di giustizia globale. Dalla sua autorità, critica l’impegno ONU e invita a un’azione militante effettiva: «Le Nazioni Unite… sono diventate parte del problema» .
La sua presenza a Napoli rappresenta più di una celebrazione: è una chiamata a un’immediata responsabilità politica e culturale, una sollecitazione urgente a rinnovare il dialogo su razzismo strutturale, disuguaglianze globali e diritti.
Partecipare significa guardare al futuro con il coraggio e la lucidità dei grandi movimenti di liberazione. Studenti, ricercatori, attivisti, giornalisti e cittadini sono invitati a generare pensiero critico, relazioni e impegni concreti.