
Tra due mondi una storia Museo Etnografico Dolomiti in mostra l'incontro italo-brasiliano
Sarà inaugurata oggi alle 18:00 presso il Museo Etnografico Dolomiti la mostra fotografica “Brasile. Tra due mondi, una storia“. L’iniziativa si inserisce nella serie di eventi ideati per celebrare i 150 anni dell’emigrazione italiana in Brasile e avviati lo scorso 21 febbraio 2024. Infatti la prima partenza di emigranti veneti, friulani e trentini risalirebbe secondo le fonti al 21 febbraio 1874 dal porto di Genova. I visitatori potranno entrare con lo sguardo nella vita quotidiana dei discendenti italo-brasiliani nello stato Rio Grande do Sul attraverso le opere del fotografo Luis Tadeu Vilani. Qui i primi immigrati italiani arrivarono il 20 maggio 1875, per l’esattezza a Campo dos Bugres,
oggi conosciuta come Caxias do Sul e dove si trova attualmente la seconda più grande comunità di origine italiana dopo quella di San Paolo. Alcune delle opere del fotografo brasiliano erano già state esposte nel 2003 a Palazzo Piloni a Belluno, per ricordare tante famiglie del territorio che avevano lasciato le proprie terre per emigrare in Brasile, e conosciute da Vilani grazie all’incontro con un gruppo di agricoltori discendenti degli italiani originari della comunità bellunese. Nato nel 1965 a Santo Ângelo in Brasile da genitori di origine italiana, il fotoreporter si dimostra attento estimatore della cultura del popolo indigeno Guaranì, tanto da fissare su pellicola anche le conseguenze dell’incontro-scontro con gli europei, nelle fattezze dei missionari gesuiti.
I suoi lavori rivelano il legame con le proprie radici alla base del profondo interesse per la cultura del popolo indigeno Guaranì e della particolare attenzione per l’architettura dello stato brasiliano del Rio Grande do Sul, come si vede ad esempio nelle immagini di rovine delle antiche missioni gesuitiche, tracce dell’azione di conquista da parte della corona spagnola e della sua politica colonialista in Sudamerica. L’occhio del fotografo cattura le modifiche che l’ambiente e di conseguenza i nativi subirono tra il XVI e il XVII secolo, con la costruzione di una trentina di villaggi chiamati “reducciones” da parte di decine di missionari della Compagnia di Gesù e migliaia di guaranì. I ruderi oggi sono la prova dell’incontro tra la solidarietà e la reciprocità comunitaria degli indios e le conoscenze tecniche e le discipline di origine europea. Altri momenti della vita e soprattutto della storia degli indigeni guaranì (geograficamente presenti in Argentina, Brasile e Paraguay), in passato vittime dell’ossessione gesuita di convertirli, sono da sempre fonte di ispirazione per l’artista, basti pensare alle 60 opere in bianco e nero esposte già nel 2005 presso il Liceo Classico di Riviera Tito Livio.
Ad arricchire la serata di oggi anche l’intervento dell’antropologa Daniela Perco, che parlerà delle sue esperienze sull’emigrazione italiana in Brasile, frutto di una serie di ricerche cominciate già nel 1977 e poi portate avanti da Francesco De Melis, Loredana Corrà, Annamria Seno, Daniele Gazzi, Giuliana Sellan, Andrea Zannini e Patrizia Pizzolotto. Nel Museo delle Dolomiti, in quello che può essere considerato un vero e proprio archivio sonoro, sono conservate anche testimonianze registrate nella cosiddetta microregione italiana del Rio Grande do Sul.