
Carrara Museo Carmi - Foto di Michele Ambrogi
È un incontro sorprendente tra due forme d’arte – la scultura e la fotografia – quello che si celebra al CARMI Museo Carrara e Michelangelo, con la mostra “Per forza di levare. Michelangelo scultore nelle fotografie degli Archivi Alinari“. Un’esposizione preziosa che, nell’anno delle celebrazioni per i 550 anni dalla nascita del Buonarroti, svela come i grandi fotografi ed editori dell’Ottocento abbiano affrontato la sfida di tradurre la monumentalità tridimensionale del marmo nell’essenza bidimensionale della fotografia.
Il progetto, curato da Rita Scartoni con la consulenza scientifica di Cristina Acidini, offre una straordinaria rilettura dell’opera di Michelangelo attraverso settanta stampe “fine art” e un nucleo di stampe originali provenienti dagli Archivi Alinari, acquistati dalla Regione Toscana nel 2019 e ora custoditi dalla Fondazione Alinari per la Fotografia.
Il percorso espositivo abbraccia 120 anni di fotografia, a partire dal 1852 e accompagna il visitatore in un viaggio che tocca Firenze, Roma, Milano e Parigi, attraverso l’evoluzione del linguaggio fotografico: dalla documentazione oggettiva alle letture interpretative, fino alla valorizzazione del materiale d’archivio come testimonianza storica.
Particolarmente affascinante risulta la sezione dedicata ai “Giganti di marmo e di vetro”, dove le immagini del David di Firenze dialogano idealmente con il sogno irrealizzato di Michelangelo: scolpire un colosso direttamente nella montagna di Carrara, visibile ai naviganti dal mare, progetto visionario concepito durante il soggiorno dell’artista nella città del marmo nel 1505. A questo spirito audace rispondono i “giganti di vetro” degli Alinari: lastre negative fuori formato, uniche al mondo, testimonianza di una sperimentazione tecnica all’avanguardia. Notevole la riproduzione della grande lastra negativa del Mosè, alta quasi un metro.
Di straordinario interesse, le immagini realizzate durante la seconda guerra mondiale nella Sacrestia Nuova di San Lorenzo a Firenze: le sculture del Buonarroti, rimosse per sicurezza dalla loro collocazione originale, vengono fotografate a terra, offrendo una visione ravvicinata e completa, che svela dettagli altrimenti invisibili.
Non poteva mancare un omaggio alla città di Carrara, con le sue imponenti cave di marmo immortalate dalle fotografie di Augusto Corsini (parte dell’Archivio Corsini degli Alinari): immagini che documentano paesaggi mozzafiato, tecniche di lavorazione e metodi di trasporto dei primi decenni del Novecento.
«L’esposizione rappresenta l’anima di Carrara – ha detto la sindaca Serena Arrighi –. Le nostre montagne e il nostro marmo hanno ispirato il genio di Michelangelo e continuano a richiamare artisti da tutto il mondo. Attraverso l’obiettivo di fotografi visionari come gli Alinari, possiamo ripercorrere questa storia di bellezza e creatività che da secoli definisce l’identità della nostra città».
Un’esposizione che conferma come la fotografia, a partire dalla metà dell’Ottocento, sia diventata strumento essenziale per la diffusione e lo studio dell’opera del grande scultore toscano, facendosi essa stessa arte nell’interpretare i capolavori di colui che, per dirla con Rita Scartoni, ha reso eterna “quell’arte che si fa ‘per forza di levare'”, in un dialogo intenso tra materia e luce.
La rassegna allestita al museo Carmi, nel cuore di Carrara (foto in apertura di Michele Ambrogi), sarà visitabile fino al prossimo 26 ottobre.
fsanfilipporcs@gmail.com