A Pietracatella la quinta tappa di "Una terra chiamata Molise"
Il festival itinerante del racconto “Una terra chiamata Molise” è l’iniziativa di promozione territoriale che ogni anno, nel periodo estivo e durante il fine settimana, prevede l’organizzazione di

itinerari turistici nei borghi molisani. La quinta tappa del percorso di quest’anno si è svolta domenica 27 luglio a Pietracatella, in provincia di Campobasso.
Un paese ricco di cultura e in cui sono presenti 3 chiese principali, tutte con una storia da raccontare. La più caratteristica è sicuramente quella di San Giacomo, che si trova nel punto più alto del paese e che risale al 1200.
Costruita sulla preesistente chiesa di Santa Margherita di Antiochia, che poggia direttamente sulla roccia di tufo che compone il monte, presenta una facciata romanica, mentre l’ interno richiama lo stile gotico. Nella cappella di Santa Margherita, collocata sulla sinistra, sono conservati gli affreschi attribuiti, probabilmente, agli allievi di Giotto.
In fondo alla navata è esposto un crocifisso ligneo di epoca duecentesca. Il manufatto, per la sua intensità drammatica, colpì molto anche Papa Francesco, che lo vide nel corso della sua visita in Molise nel 2014. Il crocifisso fu infatti scelto dall’allora pontefice per adornare l’ altare allestito in occasione della messa all’aperto che egli celebrò a Campobasso, all’ ex stadio Romagnoli.

Di edificazione più recente sono invece le chiese, situate a poca distanza l’una dall’altra, di San Giovanni Battista e quella della Madonna di Costantinopoli. Quest’ultima, su volere delle autorità religiose, è stata elevata a Santuario del Lavoro, in ricordo di un operaio che lì perse la vita, dieci anni fa, in seguito a un crollo avvenuto durante gli interventi di ristrutturazione dell’edificio.
Tutto il centro storico di Pietracatella è chiaramente di epoca medievale: poco distante dal punto in cui fu edificata la chiesa di San Giacomo vi sono le rovine del castello che dominava il borgo, e che sono in parte ancora visibili, in particolare la base della sua torre.
Il paese è ancora oggi molto legato alle tradizioni locali e alle festività religiose: interessante è il culto di San Donato, a cui la popolazione in passato aveva attribuito la capacità di guarire dall’epilessia.
Sono inoltre presenti testimonianze relative alle tradizioni che riguardano invece le pratiche agricole: risale al 1650 il Frantoio Campolieti, ancora oggi custodito nel seminterrato di un’abitazione privata.
Durante la visita guidata i partecipanti all’ itinerario hanno inoltre visitato la mostra di Silvia spallone, allestita nell’ atrio del palazzo comunale. L’artista è originaria di Pietracatella ma vive da molti anni a Torino. A curare l’ esposizione, il nipote Antonio Di Vita, che ha voluto proporre una collezione composta prevalentemente da paesaggi, che ritraggono alcuni angoli del paese e delle sue campagne, dove la pittrice ha trascorso l’infanzia. La comunità del posto oggi è inoltre aperta anche all’arte contemporanea. In paese sono infatti presenti due murales. Uno è stato realizzato dall’artista Jose Manuel De Belda Mora, (di origine spagnola, e che vive in Molise con la sua famiglia) sulla facciata di una casa storica in centro. L’ opera rappresenta la storia di Pietracatella attraverso suoi personaggi e i luoghi più rappresentativi, e liberamente interpretati. Il murale realizzato invece nella Piazzetta Rossa, a poca distanza, è stato eseguito dall’artista giapponese Hiroyasu Tsuri, in arte Twoone, che da alcuni anni vive a Sant’Elia a Pianisi (un borgo non molto distante da Pietracatella, sempre in provincia di Campobasso). Lo stile di Twoone prevede la scelta di soggetti appartenenti alla flora e alla fauna del posto, che egli studia prima di realizzare i suoi lavori. In quello della Piazzetta Rossa gli unici colori utilizzati sono stati il bianco e il rosso, che è quello predominante, e che richiama evidentemente il nome del luogo. (Le caratteristiche dei murales sono state illustrate ai presenti da Lisa Vassallotti).
Oltre alla visita del centro abitato e dei suoi elementi più rappresentativi, la quinta tappa di “Una terra chiamata Molise” ha dato ampio spazio alla convivialità. Nella pausa pranzo, che è avvenuta in un area verde attrezzata, il gruppo di visitatori è stato accolto con vivande e intrattenimento con musica folkloristica, il tutto a cura degli abitanti del posto, in particolare della famiglia Spineti. A coordinare lo svolgimento della giornata, Rosario Di Vita, nel ruolo di organizzatore e guida turistica, e il Sindaco del paese Antonio Tomassone, che a sua volta ha fornito al gruppo delucidazioni sulla storia e l’ architettura del paese.
La giornata si è conclusa con la visita al mulino Di Vita, dove sono state spiegate le diverse tipologie di grano e le caratteristiche della produzione locale.
Oltre a rappresentare un momento di svago per i gruppi di partecipanti, le iniziative di promozione territoriale come quella di “Una terra chiamata Molise” ricoprono una grande importanza nella divulgazione della storia e del patrimonio architettonico presente nei piccoli borghi sparsi sul territorio regionale, rivolgendosi non solo ai turisti, ma anche alla gente del posto che vuole approfondire la conoscenza delle proprie radici e della propria terra.
